Un tempo, per sovrani e persone di potere era importantissimo dire di avere un antenato illustre. Alessandro Magno diceva di discendere da Achille, Giulio Cesare nientemeno che dalla dea Venere. Si trattava, chiaramente, di genealogie fittizie, impossibili da dimostrare: però mostrarsi come un discendente di Achille (o addirittura di una dea) faceva un sacco di scena. 

Ma venendo a oggi, chi può vantarsi di avere l’albero genealogico più antico? In Europa, una delle famiglie con la genealogia documentata più antica è quella dei Capetingi, dinastia reale francese risalente al 978 dopo Cristo. Questo significa che, per quanto riguarda questa famiglia, dal X secolo fino ad oggi è possibile tracciare un albero genealogico comprovato, generazione per generazione, da documenti certi. Altre famiglie reali, come quella franco-italiana dei Savoia, vantano genealogie documentate quasi altrettanto antiche. 

Ma quando si tratta dei nostri antenati, poveri plebei, fin dove è possibile spingerci indietro nella ricerca genealogica? La risposta è: dipende. Non certo fino a tempi così antichi, eppure non è impossibile come potrebbe sembrare risalire indietro di trecento o quattrocento (o persino cinquecento) anni. 

Vediamo come funziona per quanto riguarda l’Italia. Qui i documenti fondamentali per la ricerca genealogica sono i registri dello Stato Civile e i registri parrocchiali. I primi coprono, con differenze da regione a regione, il periodo dall’800 ai nostri giorni. Essi furono introdotti nel 1806 da Napoleone, ma cessarono di esistere pochi anni dopo, con la caduta dell’imperatore. Le regioni dell’Italia meridionale hanno in genere registri di Stato Civile più completi e continuativi rispetto al resto d’Italia, per via del sistema introdotto nel 1816 (1820 in Sicilia) da Ferdinando I di Borbone, re di Napoli. Nella maggior parte dell’Italia centrale e settentrionale, invece, bisognerà invece aspettare il 1866. Quindi: se stai cercando i tuoi antenati – poniamo caso – a Reggio Calabria, dovresti riuscire senza problemi a rintracciare gli atti di nascita, morte e matrimonio fino ai primi decenni dell’Ottocento, mentre se li stai cercando a Torino potresti avere qualche difficoltà in più (ma questo non significa che non si possano trovare). 

E se vogliamo andare ancora più indietro? Ecco che ci aiutano i documenti (atti di battesimo, morte, matrimonio, ecc.) contenuti nei registri parrocchiali, redatti nel mondo cattolico almeno a partire dal 1563 (ma in alcune chiese anche prima), così come stabilito dal Concilio di Trento. Si tratta di documenti in latino, che non sempre esistono ancora: molte chiese hanno perduto nel corso dei secoli tutto o parte del loro archivio, per via di incendi, allagamenti, o semplicemente perché qualcuno ha deciso di “fare spazio”. 

Nelle mie ricerche, mi è comunque capitato non di rado di riuscire a trovare, negli archivi parrocchiali, i documenti utili a ricostruire un albero genealogico fino alla metà o agli inizi del ‘500: se per esempio rintracciamo, nell’archivio di una chiesa, l’atto di matrimonio di una coppia di nostri antenati convolati a nozze del 1570, possiamo dedurre che i due fossero nati intorno alla metà del secolo: quasi cinquecento anni fa.

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