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Ricerche genealogiche       

COME FUNZIONA?

Forse vuoi ricostruire il tuo albero genealogico, o magari vuoi sapere tutto di quel tuo antenato che per primo partì dall’Italia per cercare una nuova vita. Qualunque sia il tuo obiettivo, cominciare una ricerca genealogica può essere un’avventura appassionante. Prima di tutto ti chiederò informazioni precise sull'evento familiare più antico che conosci (per esempio la data di nascita del tuo bisnonno) e, dopo una valutazione preliminare (gratuita), potremo iniziare la “caccia ai documenti antichi”. Tutti gli eventi importanti della vita dei nostri antenati – emigrazioni, matrimoni, nascite – hanno lasciato qualche traccia. Messe insieme esse possono raccontarci le vite, spesso appassionanti e intense, delle persone da cui discendiamo.

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RICERCHE GENEALOGICHE

Con il termine "ricerca genealogica" si intendono vari tipi di ricerca: si possono ricercare i nomi degli antenati in linea diretta, oppure i rami colletarali di una famiglia, o magari dei parenti ancora in vita. Qualunque sia il tuo obiettivo, io cerco sempre di rendere unica una ricerca ricostruendo una storia. Ho studiato scrittura creativa e questo ha influenzato anche il modo in cui intendo la ricerca genealogica: per me non si tratta soltanto fornire informazioni come date e nomi, ma di mettere insieme i pezzi di una saga familiare. Per questa ragione, le mie ricerche includono - ogni volta che ciò è possibile – documenti come liste passeggeri, censimenti, articoli di giornale, cronache cittadine: insomma, tutte quelle fonti capaci di “far parlare” il passato.

Le fasi della ricerca


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CHI SONO

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Mi chiamo Letizia e sono nata e cresciuta in Sicilia, in un paesino vicino al mare.

Qui ho cominciato, da ragazzina, a ricostruire il mio albero genealogico, e poi sono passata a quello degli altri. Da sempre, negli archivi e nelle biblioteche mi sento nel mio elemento. L’amore per la storia e per le storie è stato il filo rosso che ha guidato le mie scelte di studio e di lavoro: dopo una laurea in lettere antiche ho iniziato a lavorare come insegnante di storia e come guida turistica, e poi anche come genealogista. Nel settembre del 2020, dopo una chiamata di lavoro, mi sono trasferita in Piemonte. Riuscite a immaginare un posto più distante, fisicamente e metaforicamente, dal mare e dalla Sicilia? Un giorno stavo su una spiaggia, e poco dopo ai piedi delle Alpi… Qui è iniziata un’altra avventura: nuovo lavoro, nuove sfide, e soprattutto nuove storie da scoprire e nuovi archivi in cui frugare. Oggi vivo a Torino, ma periodicamente torno in Sicilia, dove trascorro parte dell’anno. Continuo a frequentare regolarmente archivi e biblioteche in entrambe le regioni. Sono un membro della APG (Association of professional genealogists).

ARTICOLI

Di nonno in nipote: come i nomi propri ci aiutano nella ricerca genealogica

 

Nelle nostre ricerche, in genere, risaliamo indietro nel tempo cercando, nei registri antichi, i cognomi della nostra famiglia. Eppure anche i nomi propri possono guidarci nella ricerca e spesso si rivelano elementi preziosissimi. Ciò accade perché in Italia, tradizionalmente, i nomi propri non venivano dati in base alla fantasia e al gusto dei genitori, ma in base a dei criteri precisi.

A volte i neonati prendevano i nomi dei padrini di battesimo, a volte il nome del santo del giorno della nascita ma, molto più spesso, venivano chiamati come i nonni o gli zii.

Questo avviene a volte ancora oggi o in tempi molto recenti (conosco molti coetanei e coetanee, persone nate negli anni ’90 o dopo, che portano il nome del nonno o della nonna) ma avveniva con precisione rigorosa fino agli anni ‘60/’70. Guai a non rispettarlo: i parenti, soprattutto i nonni, avrebbero potuto offendersi mortalmente – basti dire che nella mia famiglia si tramanda un caso di una lite furiosa tra suocera e nuora per via di un nome non dato.

Come si sceglieva qual era il nonno o lo zio di cui il bimbo avrebbe portato il nome? Si può dire che veniva applicato uno schema semplice che (almeno in alcune zone del Sud Italia) era rigorosissimo: ai primi nati andava il nome dei nonni paterni, poi, man mano che nascevano altri figli, questi prendevano il nome dei nonni materni, poi degli zii paterni (in ordine di età: prima il nome dei fratelli o delle sorelle del padre più anziani, poi di quelli più giovani) alternati a quelli degli zii materni (anche in questo caso in ordine di età).

Facciamo un esempio. In una famiglia numerosa nascono otto figli. Questi sono i loro nomi dal più grande alla più piccola: Luca (nome del nonno paterno), Carmela (nome della nonna paterna), Matteo (nome del nonno materno), Giovanna (nome della nonna materna), Vincenza (nome della zia paterna più anziana), Maria (nome della zia materna più anziana), Rosa (nome della seconda zia paterna in ordine di età), Angela (nome della seconda zia materna in ordine di età).

Sapere che i nomi sono affibbiati secondo questo schema può esserci utilissimo durante una ricerca, perché ci permette di fare ipotesi sui nomi dei nonni o degli zii, che a loro volta hanno avuto il loro nome “in eredità” da altri nonni e zii. Ci permette anche di individuare, con una buona probabilità, qual è l’ordine di età degli zii, o magari di chiarire una situazione confusa a causa di un caso di omonimia (per esempio, se abbiamo due atti di nascita di due persone omonime e non sappiamo quale dei due appartiene al nostro antenato, una corrispondenza tra i nomi dei suoi figli e dei suoi genitori può permetterci di individuare la persona giusta).

Chiaramente, ci possono essere casi in cui lo schema può trarci in inganno, perché magari i nonni paterni e materni avevano lo stesso nome, o perché non c’erano zie paterne, ma è comunque uno strumento utilissimo per proseguire nella stesura del nostro albero genealogico.

Personalmente, uno dei tipi di ricerca che mi piace di più è la ricerca “per nome”, cioè quella cerca di individuare, andando sempre più indietro nel tempo, tutte le persone che hanno portato un dato nome e lo hanno lasciato in eredità alle generazioni seguenti. E voi, portate il nome di un antenato?

Anche i poveri lasciano delle tracce

 A volte si pensa che gli alberi genealogici siano cose da famiglie nobili, blasonate. In realtà chiunque può cominciare la sua ricerca genealogica e trarne fuori grandi soddisfazioni, anche chi, come la sottoscritta, discende da generazioni e generazioni di contadini perlopiù poveri e analfabeti. Perché la verità è che tutte le persone vissute in Europa, almeno negli ultimi quattrocento anni, hanno lasciato delle tracce scritte del loro passaggio sulla terra.

Facciamo l’esempio di un bambino che nasce in Sicilia nel 1843. Il nostro bambino si chiamerà, poniamo, Giovanni. Il padre di Giovanni lavora le vigne, la madre cuce per arrotondare il bilancio familiare. Giovanni ha sei tra fratelli e sorelle e vivono tutti in una casa di tre stanze, che condividono con l’asino di famiglia. Nessuno nella famiglia sa leggere e scrivere, e dovranno passare decenni prima che un loro discendente impari a farlo.

Il giorno stesso in cui Giovanni viene al mondo viene battezzato, perché all’epoca si fa grande attenzione ad evitare che un bambino muoia senza battesimo: così, il suo nome è trascritto sul registro dei battezzati di quell’anno, con la consueta formula in latino. Il giorno dopo, suo padre va in comune e fa trascrivere la nascita nel registro di stato civile, dove vengono appuntate tutte le informazioni rilevanti del caso, dall’ora della nascita al mestiere e all’età dei genitori (nell’Italia meridionale già all’epoca è presente l’ufficio di Stato Civile, che nel Nord arriverà una ventina d’anni dopo).  

Il nostro Giovanni cresce, e nel frattempo, la sua regione viene annessa al nuovo Regno d’Italia. Tra le novità del nuovo stato vi è il servizio di leva obbligatorio. Nel 1861 il nome di Giovanni compare nelle liste di leva, la lista dei giovani che devono prestare il servizio militare. La sua famiglia non se lo aspetta ed è spiazzata, ma non c’è niente da fare: Giovanni è costretto a partire per il Nord Italia, dove resta per alcuni anni. Tutte le informazioni più importanti su di lui (età, altezza, colore dei capelli, segni particolari) vengono annotate nel suo fascicolo personale, il cosiddetto foglio matricolare.

Tornato in paese, può finalmente sposare Margherita, la ragazza con cui si scambia sguardi da anni. Dopo averla chiesta in moglie alla famiglia, va in chiesa e in comune per organizzare le nozze. I nomi dei due promessi sposi vengono pubblicati sulla porta della chiesa e presso il comune, affinché se qualcuno avesse qualcosa da contestare sulla loro unione possa farsi avanti. Nessuno contesta nulla e così Giovanni e Margherita si sposano nel luglio del 1873. I dettagli del loro matrimonio vengono appuntati in latino nel registro parrocchiale e in italiano nel registro di stato civile.

Alcuni anni dopo due fratelli di Giovanni partono per gli Stati Uniti e indicano l’indirizzo di Giovanni come quello del loro parente più prossimo nei registri di arrivo a New York.

Giovanni e Margherita avranno, negli anni seguenti, undici figli, di cui sette raggiungeranno l’età adulta. A ogni figlio che nasce, muore o si sposa, il nome di Giovanni ricompare puntualmente nei registri parrocchiali e civili. Compare anche negli atti del notaio, quando finalmente Giovanni e Margherita riescono a comprarsi una nuova casa con un pezzettino di terreno. Finché, nel 1938, l’atto del secondo matrimonio di un suo figlio riporta la dicitura “figlio di fu Giovanni”. Il “fu” indica il padre non è più in vita. Infatti Giovanni è morto nel 1936. Sulla tomba, la famiglia ha fatto incidere un epitaffio lungo come quelli che si usavano una volta, che decanta le virtù di un buon padre di famiglia: l’ennesima traccia terrena della vita di Giovanni.    

Indietro nel passato…fino a quando?

Un tempo, per sovrani e persone di potere era importantissimo dire di avere un antenato illustre. Alessandro Magno diceva di discendere da Achille, Giulio Cesare nientemeno che dalla dea Venere. Si trattava, chiaramente, di genealogie fittizie, impossibili da dimostrare: però mostrarsi come un discendente di Achille (o addirittura di una dea) faceva un sacco di scena. 

Ma venendo a oggi, chi può vantarsi di avere l’albero genealogico più antico? In Europa, una delle famiglie con la genealogia documentata più antica è quella dei Capetingi, dinastia reale francese risalente al 978 dopo Cristo. Questo significa che, per quanto riguarda questa famiglia, dal X secolo fino ad oggi è possibile tracciare un albero genealogico comprovato, generazione per generazione, da documenti certi. Altre famiglie reali, come quella franco-italiana dei Savoia, vantano genealogie documentate quasi altrettanto antiche. 

Ma quando si tratta dei nostri antenati, poveri plebei, fin dove è possibile spingerci indietro nella ricerca genealogica? La risposta è: dipende. Non certo fino a tempi così antichi, eppure non è impossibile come potrebbe sembrare risalire indietro di trecento o quattrocento (o persino cinquecento) anni. 

Vediamo come funziona per quanto riguarda l’Italia. Qui i documenti fondamentali per la ricerca genealogica sono i registri dello Stato Civile e i registri parrocchiali. I primi coprono, con differenze da regione a regione, il periodo dall’800 ai nostri giorni. Essi furono introdotti nel 1806 da Napoleone, ma cessarono di esistere pochi anni dopo, con la caduta dell’imperatore. Le regioni dell’Italia meridionale hanno in genere registri di Stato Civile più completi e continuativi rispetto al resto d’Italia, per via del sistema introdotto nel 1816 (1820 in Sicilia) da Ferdinando I di Borbone, re di Napoli. Nella maggior parte dell’Italia centrale e settentrionale, invece, bisognerà invece aspettare il 1866. Quindi: se stai cercando i tuoi antenati – poniamo caso – a Reggio Calabria, dovresti riuscire senza problemi a rintracciare gli atti di nascita, morte e matrimonio fino ai primi decenni dell’Ottocento, mentre se li stai cercando a Torino potresti avere qualche difficoltà in più (ma questo non significa che non si possano trovare). 

E se vogliamo andare ancora più indietro? Ecco che ci aiutano i documenti (atti di battesimo, morte, matrimonio, ecc.) contenuti nei registri parrocchiali, redatti nel mondo cattolico almeno a partire dal 1563 (ma in alcune chiese anche prima), così come stabilito dal Concilio di Trento. Si tratta di documenti in latino, che non sempre esistono ancora: molte chiese hanno perduto nel corso dei secoli tutto o parte del loro archivio, per via di incendi, allagamenti, o semplicemente perché qualcuno ha deciso di “fare spazio”. 

Nelle mie ricerche, mi è comunque capitato non di rado di riuscire a trovare, negli archivi parrocchiali, i documenti utili a ricostruire un albero genealogico fino alla metà o agli inizi del ‘500: se per esempio rintracciamo, nell’archivio di una chiesa, l’atto di matrimonio di una coppia di nostri antenati convolati a nozze del 1570, possiamo dedurre che i due fossero nati intorno alla metà del secolo: quasi cinquecento anni fa.

Come funziona una ricerca genealogica?

 

1 -Troviamo un punto di partenza 

Prima ancora di cominciare, occorre che siano chiari gli obiettivi della ricerca e che tu abbia alcune informazioni preliminari indispensabili sulla storia della tua famiglia. Prima di tutto, quindi, ti chiederò cosa esattamente vuoi indagare (per esempio se vuoi tracciare il tuo albero genealogico andando indietro di padre in figlio, e/o di madre in figlia) e soprattutto delle informazioni precise su almeno un evento del passato della tua famiglia, possibilmente abbastanza antico (per esempio il viaggio del tuo bisnonno dall'Italia agli Stati uniti, oppure il matrimonio dei tuoi bisnonni). Questo è indispensabili perché le informazioni molto recenti non sono accessibili ai ricercatori: è dunque importante che sia tu a fornire un punto di partenza. 


 2 - Consulto preliminare gratuito

  Dopo aver valutato la presenza e l'accessibilità delle fonti a disposizione, ti fornirò un piano di ricerca e un preventivo gratuito, che sarai libero di accettare o meno. 


3 - Ricerca di documenti antichi online e in archivio

 E' la ricerca investigativa vera e propria, che si può paragonare al lavoro di un detective che va a caccia delle tracce lasciate dai familiari nei archivi, nei cimiteri, tra le pagine dei giornali.

In base alla disponibilità delle fonti, la ricerca può svolgersi tramite database online o in archivi fisici. Sono disponibile a svolgere ricerche in archivi fisici (Archivi di Stato, Archivi Diocesani, archivi parrocchiali, emeroteche) nella Sicilia occidentale, a Torino e nelle province limitrofe, ma posso spostarmi in Liguria e Lombardia se necessario. Se si tratta di archivi online, invece, mi occupo di tutte le regioni italiane. Normalmente, è sempre possibile risalire fino al XIX secolo; in base alla disponibilità di fonti, da valutare nella fase preliminare, è possibile andare indietro nella ricerca fino al XVII secolo. 


E dopo?

Al termine della ricerca, ti fornirò tutte le informazioni scoperte sulla storia della tua famiglia nel modo più fruibile possibile.

In particolare riceverai: 

- un report dettagliato (in italiano o in inglese) che spiega nel dettaglio le varie fasi della ricerca svolta; 

- le copie dei documenti originali recuperati con le eventuali traduzioni che attestano l’attendibilità della ricerca; 

- la ricostruzione grafica del tuo albero genealogico.

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