Nelle nostre ricerche, in genere, risaliamo indietro nel tempo cercando, nei registri antichi, i cognomi della nostra famiglia. Eppure anche i nomi propri possono guidarci nella ricerca e spesso si rivelano elementi preziosissimi. Ciò accade perché in Italia, tradizionalmente, i nomi propri non venivano dati in base alla fantasia e al gusto dei genitori, ma in base a dei criteri precisi.

A volte i neonati prendevano i nomi dei padrini di battesimo, a volte il nome del santo del giorno della nascita ma, molto più spesso, venivano chiamati come i nonni o gli zii.

Questo avviene a volte ancora oggi o in tempi molto recenti (conosco molti coetanei e coetanee, persone nate negli anni ’90 o dopo, che portano il nome del nonno o della nonna) ma avveniva con precisione rigorosa fino agli anni ‘60/’70. Guai a non rispettarlo: i parenti, soprattutto i nonni, avrebbero potuto offendersi mortalmente – basti dire che nella mia famiglia si tramanda un caso di una lite furiosa tra suocera e nuora per via di un nome non dato.

Come si sceglieva qual era il nonno o lo zio di cui il bimbo avrebbe portato il nome? Si può dire che veniva applicato uno schema semplice che (almeno in alcune zone del Sud Italia) era rigorosissimo: ai primi nati andava il nome dei nonni paterni, poi, man mano che nascevano altri figli, questi prendevano il nome dei nonni materni, poi degli zii paterni (in ordine di età: prima il nome dei fratelli o delle sorelle del padre più anziani, poi di quelli più giovani) alternati a quelli degli zii materni (anche in questo caso in ordine di età).

Facciamo un esempio. In una famiglia numerosa nascono otto figli. Questi sono i loro nomi dal più grande alla più piccola: Luca (nome del nonno paterno), Carmela (nome della nonna paterna), Matteo (nome del nonno materno), Giovanna (nome della nonna materna), Vincenza (nome della zia paterna più anziana), Maria (nome della zia materna più anziana), Rosa (nome della seconda zia paterna in ordine di età), Angela (nome della seconda zia materna in ordine di età).

Sapere che i nomi sono affibbiati secondo questo schema può esserci utilissimo durante una ricerca, perché ci permette di fare ipotesi sui nomi dei nonni o degli zii, che a loro volta hanno avuto il loro nome “in eredità” da altri nonni e zii. Ci permette anche di individuare, con una buona probabilità, qual è l’ordine di età degli zii, o magari di chiarire una situazione confusa a causa di un caso di omonimia (per esempio, se abbiamo due atti di nascita di due persone omonime e non sappiamo quale dei due appartiene al nostro antenato, una corrispondenza tra i nomi dei suoi figli e dei suoi genitori può permetterci di individuare la persona giusta).

Chiaramente, ci possono essere casi in cui lo schema può trarci in inganno, perché magari i nonni paterni e materni avevano lo stesso nome, o perché non c’erano zie paterne, ma è comunque uno strumento utilissimo per proseguire nella stesura del nostro albero genealogico.

Personalmente, uno dei tipi di ricerca che mi piace di più è la ricerca “per nome”, cioè quella cerca di individuare, andando sempre più indietro nel tempo, tutte le persone che hanno portato un dato nome e lo hanno lasciato in eredità alle generazioni seguenti. E voi, portate il nome di un antenato?

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